Gideon Levy: “Israele sta costruendo un ghetto, poi costruirà un campo di sterminio?”

L'analisi su Haaretz
“Il genocidio non nasce dall’oggi al domani, non ci si sveglia una mattina e si passa dalla democrazia ad Auschwitz”

Edward Said, forse il più grande intellettuale palestinese, ebbe a scrivere che la tragedia del popolo palestinese è “essere vittima delle vittime”. Ora chi si rifà alle vittime dell’Olocausto, si è trasformato in carnefice. Con il coraggio intellettuale che lo connota, così ne scrive, su Haaretz, Gideon Levy. “Se Mordechai Anielewicz fosse ancora vivo, oggi sarebbe morto. Il capo dell’Organizzazione Ebraica di Combattimento, durante la rivolta del ghetto di Varsavia, sarebbe morto di vergogna e disonore se avesse saputo dei piani del ministro della Difesa, con il pieno appoggio del primo ministro, di costruire una ‘città umanitaria’ nella Striscia di Gaza meridionale. Anielewicz non avrebbe mai creduto che qualcuno, a 80 anni di distanza dall’Olocausto, potesse concepire un piano così diabolico. Se avesse saputo che questo piano era stato concepito dal governo dello Stato ebraico, fondato sui sacrifici del suo ghetto, sarebbe rimasto devastato. Se avesse scoperto che l’ideatore di questo piano era Israel Katz, figlio dei sopravvissuti all’Olocausto Meir Katz e Malcha (Nira) nata Deutsch, originari della regione rumena dei Maramures, che avevano perso gran parte della loro famiglia nei campi di sterminio, non ci avrebbe mai creduto. Cosa avrebbero detto al loro figlio? Se Anielewicz si fosse reso conto dell’apatia e dell’inerzia che il piano aveva provocato in Israele e, in una certa misura, nel mondo, compresa l’Europa e persino la Germania, sarebbe morto una seconda volta, questa volta di crepacuore”.
E qui Levy tocca un nervo scoperto per Israele. “Lo Stato ebraico – denuncia – sta costruendo un ghetto. Che frase orribile. È già brutto che il piano sia stato presentato come se potesse essere in qualche modo legittimo: chi è a favore di un campo di concentramento e chi è contro? Ma da lì, il passo verso un’idea ancora più orribile potrebbe essere breve: qualcuno potrebbe suggerire un campo di sterminio per chi non supera il processo di selezione all’ingresso del ghetto. Israele sta comunque uccidendo in massa gli abitanti di Gaza, quindi perché non snellire il processo e risparmiare la vita dei nostri preziosi soldati? Qualcuno potrebbe anche proporre un crematorio compatto sulle rovine di Khan Yunis, al quale l’accesso sarà puramente volontario, come nel vicino ghetto di Rafah. Volontaria, ovviamente, come nella ‘città umanitaria’. Solo che lasciare i due campi non sarà più una scelta volontaria. Questo è ciò che ha proposto il ministro”.
Rimarca poi Levy: “La natura del genocidio è che non nasce dall’oggi al domani. Non ci si sveglia una mattina e si passa dalla democrazia ad Auschwitz, dall’amministrazione civile alla Gestapo. Il processo è graduale. Dopo la fase di disumanizzazione, che hanno vissuto sia gli ebrei in Germania che i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, ciascuno a suo tempo, si passa alla demonizzazione, come hanno sperimentato entrambe le nazioni. Poi arriva la fase della paura: nella Striscia di Gaza non ci sono innocenti e il 7 ottobre è una minaccia esistenziale per Israele che potrebbe ripetersi da un momento all’altro. Poi arrivano gli appelli a evacuare la popolazione, prima che qualcuno accenni all’idea dello sterminio. Ora siamo arrivati a quest’ultima fase, l’ultima prima del genocidio. La Germania trasferì i propri ebrei a est e anche il genocidio armeno iniziò con la deportazione, che all’epoca fu chiamata ‘evacuazione’ Oggi si parla di evacuazione a sud di Gaza”. Evacuazione: termine edulcorato per non usare le parole appropriate: deportazione, soluzione finale.
Confessa Levy: “Per anni ho evitato di fare paragoni con l’Olocausto. Qualsiasi paragone del genere rischiava di snaturare la verità e di danneggiare la causa della giustizia. Israele non è mai stato uno Stato nazista e, una volta stabilito questo, se non era uno Stato nazista, doveva essere uno Stato morale. Non c’è bisogno dell’Olocausto per rimanere scioccati. Si può rimanere scioccati da molto meno, come dal comportamento di Israele nella Striscia di Gaza. Ma nulla ci aveva preparato all’idea della ‘città umanitaria’. Israele non ha più alcun diritto morale di usare la parola ‘umanitario’. Chiunque abbia trasformato la Striscia di Gaza in un cimitero di massa e in una terra desolata di rovine, e la tratti con indifferenza, ha perso ogni legame con l’umanità. Chiunque veda solo la sofferenza degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza, senza notare che ogni sei ore le forze di difesa israeliane uccidono tanti palestinesi quanti sono gli ostaggi ancora in vita, ha perso ogni traccia di umanità. Se 21 mesi di morte di neonati, donne, bambini, giornalisti, medici e altri innocenti non sono bastati, il piano del ghetto dovrebbe far scattare tutti gli allarmi. Israele si sta comportando come se stesse pianificando un genocidio e un’espulsione. E, anche se al momento non ha intenzione di farlo, si è esposto al serio rischio di scivolare rapidamente e inconsapevolmente nel commettere uno dei due crimini. Chiedetelo ad Anielewicz”.
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